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Verso il lockdown totale

dott. Giovanni Canzio

Da domani 11 novembre anche l’ospedale di Ostuni diventa Covid

L'ospedale di Ostuni diventa Covid
L’ospedale di Ostuni diventa Covid

Tutte le attività ambulatoriali e di ricovero programmate sono sospese, sia in area medica che in quella chirurgica. Ben 83 posti letto Covid: 26 in Medicina, 19 in Pneumologia, 18 in Chirurgia, 20 in Ortopedia. La seconda fase di emergenza ha toccato ora l’ospedale di Ostuni dopo che il Perrino si sta saturando con oltre il 60% dei 107 posti letto Covid occupati. Il vero problema è la crescita giornaliera continua di contagiati anche nella nostra provincia e conseguentemente di ricoverati. L’effetto di tutto questo è l’abbandono delle patologie no-Covid per cui assisteremo  a una seconda strage annunciata di pazienti cardiopatici, oncologici, bronchitici, ematologici.

Abbiamo solo il piccolo ospedale di Francavilla Fontana e quel che resta del Perrino  per far fronte alle emergenze di una provincia fra le più povere in Italia come offerta di posti letto e fra le più anziane come età media.

Il presidente Emiliano, il 3 agosto scorso, durante la presentazione del nuovo piano ospedaliero, affermava: Questo è il piano che presentiamo oggi. Stiamo potenziando la rete ospedaliera con 1255 nuovi posti letto, per un totale di 13.725 posti letto. In Puglia passeremo da 304 posti letto di terapia intensiva a 580, raddoppiando la nostra capacità con 276 nuovi posti di rianimazione. Stiamo quindi applicando le regole in modo flessibile e intelligente. Non è tutto: abbiamo previsto ben 285 posti letto di sub intensiva”. 

Sarà… ma l’ASL BR non solo non ha visto aumentare alcun posto letto ma ora vede perdere anche quei pochi che aveva.

Più che moltiplicare i posti letto qui  è avvenuto il miracolo  opposto: la trasmutazione.

Anche tutti gli impegni per un investimento sul territorio sembrano svaniti nel nulla.

Vaccini che non arrivano e giornate vaccinali evaporate. Tamponi rapidi che nessuno sa come sono e se, dove, quando, li faremo. Richieste di visite a domicilio di specialisti per pazienti in ADI: zero.  Ritardi enormi tra le richieste di tamponi molecolari e l’esecuzione. Ritardi ancora più gravi nell’invio delle ordinanza di quarantena da parte del SISP.

Medici in pensione mai sostituiti con Cisternino che paga un dazio pesantissimo per l’assenza di un medico del distretto.

Quindi ritardi nelle attivazioni delle prestazioni domiciliari che in questo momento dovrebbero essere promosse e sostenute ai massimi livelli. Per necessità di posti letto vengono dimessi a domicilio pazienti in condizioni molto gravi e noi medici di famiglia non abbiamo alcuna possibilità di assisterli adeguatamente.  Nei prossimi giorni verranno attivate le USCA, con un’unità con sede nella guardia medica estiva di Torre Canne, con il compito di svolgere attività domiciliare per i pazienti sospetti Covid o accertati.

Naturalmente non mi esprimo più riguardo la struttura di via Magellano perché ho esaurito anche gli ultimi sospiri di fronte a una situazione che meriterebbe ormai solo un’indagine della Procura.   

La divisione dell’Italia in regioni dal colore diverso è grottesca. Questa scelta andava fatta a marzo quando il virus circolava intensamente solo in alcune regioni. Oggi è tutto diverso.  Ripeto sempre ai miei interlocutori che  il virus circola in libertà assoluta e che le scelte politiche attuali hanno come risultato di indurre  “una immunità di gregge silenziosa” che però richiederà migliaia di vittime. Chi lavora nella sanità e ha una visione diversa della situazione, sa benissimo che il lockdown generale arriverà inevitabilmente a giorni e la suddivisione dell’Italia in zone differenti è stato l’ennesimo errore di un governo e di un comitato tecnico scientifico totalmente inadeguati alla realtà che stiamo vivendo.

10 novembre 2020

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