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Cisternino ha 100 locali. Cosa faranno nella fase 2?

Cisternino ha 100 locali

Cosa sono i pubblici esercizi? Si tratta di quelle attività dove si esercita la somministrazione di alimenti e/o bevande: bar, ristoranti, pizzerie, trattorie e rosticcerie.

Il Coronavirus ha colpito duramente anche questa categoria, ma questo lo sanno tutti.

Quello che, ad oggi, nessuno riesce a sapere è come potranno riprendere a lavorare quando il governo gli darà il via libera, verosimilmente dopo il 18 aprile in modalità asporto e dal 1 giugno con l’accesso dei clienti per il servizio al tavolo.

Si parla di sanificazione dei locali, protezione del personale e distanziamento sociale, ma ancora non sono chiari i dettagli, ovvero le “misure” di questi adempimenti, di cui parleremo con un esperto in un altro articolo del nostro giornale.

Molti titolari di pubblici esercizi sono spaventati e già hanno dichiarato battaglia, secondo le prime indiscrezioni, saranno davvero pochi i locali a rimanere aperti e, se dovessero rispettare misure troppo onerose, i costi ricadrebbero ovviamente sui clienti che pagherebbero prezzi maggiorati fino a 10 volte rispetto al periodo ante pandemia.

Abbiamo chiesto ad alcuni titolari dei locali cistranesi, le loro riflessioni per condividerle con i lettori di Porta Grande.

Cisternino ha 100 locali

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Michele Vitale, titolare del ristorante “Le Capase” di via Roma

michele vitale le capase ristorante

Il mondo della ristorazione cambierà, questo è certo, ma è anche certo che la gente ha voglia di uscire, attendiamo con ansia il nuovo decreto che ci farà ripartire per capire appunto quali saranno le restrizioni da dover rispettare, io ho la “fortuna” di avere un locale grande e spazioso e tutto ciò non mi preoccupa più di tanto sia all’interno che all’esterno.

Il menù che già oggi sto studiando ed elaborando sarà più semplice utilizzando prodotti locali e della filiera slow food, per far ripartire l’Italia bisogna comprare italiano, ma questa è una filosofia che già porto con me dalla mia apertura.

Capiamo benissimo che in questo momento e chissà per quanto tempo la cosa principale che manca sono i soldi, quindi verremo incontro ai nostri clienti mantenendo un giusto equilibrio di prezzi rispettando sempre la qualità dei prodotti.

Spero di continuare a lavorare con tutto il mio personale, ormai una famiglia per me, purtroppo se così non fosse organizzerò dei turni di lavoro tale da accontentare tutti.

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Pietro Vareschi, è uno dei soci del ristorante pizzeria “Doppiozero”, in piazza Pellegrino Rossi

Piero vareschi pizzeria doppiozero

Sono sempre stato ottimista ma in quest’ultimo periodo lo sono molto meno, perché non vedo certezze su quello che potrebbe essere il nostro futuro.

Al momento, dopo aver chiuso l’attività per oltre un mese, lavoriamo solo ed esclusivamente con consegne a domicilio (che ci permettono di sostenere un po’ di spese), anche perché ci è permesso solo quello.

Speriamo di riaprire i battenti al più presto, anche se non sarà più come prima.

Riapriremo nel rispetto delle norme del DPCM del 10/04 – salvo nuove norme – e, di conseguenza, ridurremo il numero di coperti almeno della metà, per rispettare le distanze.

Lavoreremo quasi esclusivamente su prenotazione, scaglioneremo il servizio in fasce orarie.

Proveremo a fare almeno tre turni a distanza di un’ora e venti, un’ora e trenta (penso siano più che sufficienti per gustare una pizza), tipo 19.30/21.00/22.20, un po’ come già facevamo in passato con l’unica differenza che saremo costretti ad essere più rigorosi nei confronti del rispetto dell’orario di prenotazione dato.

Abbiamo pensato di aprire anche a pranzo, in modo da assicurare maggiore lavoro ai nostri dipendenti, ma purtroppo come già testato, non abbiamo avuto un notevole riscontro anche perché non rientra nel nostro modo di concepire il funzionamento dell’attività.

Ci auspichiamo di non essere costretti a dover lasciare qualche dipendente a casa, ma faremo il possibile per evitarlo.

Siamo certi di ricevere la vostra comprensione e collaborazione.

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Luano Semeraro, titolare del ristorante “Osteria Bell’Italia”, in via Duca d’Aosta

Io come tanti, come tutti quelli nel mio settore sono stato gravemente messo in ginocchio da questo periodo.

Non abbiamo entrate per pagare affitti, bollette e mutui.

La ripartenza non sarà semplice ma personalmente, con l’aiuto del mio staff, con cui ci sentiamo abitualmente in modalità smart working,stiamo pensando a quella che può essere la ripartenza.

Vogliamo ripartire dalla semplicità valorizzando ancora di più il nostro splendido territorio che tanto ci offre, vogliamo che questa crisi sia una opportunità per ridare il giusto valore al made in Italy, presentandoci con un menu che sia aperto alle possibilità e ai palati di tutti, soprattutto nel primo periodo, con un servizio delle voci con servizio a domicilio.

Noi stiamo lavorando tanto su questo e sappiamo che non ci sarà l’utenza a degli scorsi anni, ci rimboccheremo le maniche e ci daremo da fare, non sarà semplice ma ci adegueremo sicuramente a quelle che sono le disposizioni del governo e cercheremo di lanciarci, anche offrendo più semplicità.

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Mario Lorusso, titolare del Ristorante “Taverna della Torre”, in via San Quirico.

Mario Lorusso la taverna della torre ristorante

Chiunque, anche chi ha più esperienza della vita, non avrebbe mai immaginato di vivere una situazione difficile come quella che stiamo vivendo noi oggi in questo periodo storico.

Sicuramente, la minaccia della malattia e i suoi effetti hanno turbato chi più chi meno.

Condividendo la nostra esperienza in merito all’attuale situazione, abbiamo già programmato tutti i processi necessari e consoni per una sicura ripresa delle attività: mireremo, con la massima attenzione possibile, al pieno rispetto delle norme in termini di igiene e verremo incontro a tutte le esigenze dei nostri clienti per trasmettere la massima sicurezza possibile, come a casa, dal primo all’ultimo piatto anche su prenotazione.

Infine, la sfida più grande sarà quella di proporre piacevoli novità con attenzione e cura del dettaglio impegnandoci nel rendere, umanamente, meno pesante il tutto.

La speranza più forte nasce dal desiderio comune di ritornare alla “normalità”

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Vito Crovace, titolare del bar “Caffè sospeso”, in via Roma

vito crovace caffe sospeso bar
caffe sospeso bar

Il caffè sospeso in questi giorni sta già approfittando di effettuare un ancor più accurata sanificazione del locale a cui poi verrà seguita una ulteriore per l’apertura.

All’interno del locale i tavoli sono posizionati ad una distanza di circa 2 metri e con la dovuta distanza anche tra l’operatore e il cliente nel momento in cui lo si serve al banco.

Ovviamente noi muniti di mascherina e guanti e una piantana all’ingresso a disposizione del cliente per l’igiene delle mani che potrà entrare dalla porta principale e uscire da un ingresso secondario dove ho la possibilità di servire altri clienti all’esterno.

Se ci saranno poi altre modifiche le attueremo.Il tutto accompagnato da un clima festoso che ci contraddistingue e con la voglia di (riabbracciare) i nostri clienti.

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Vito Zizzi, titolare della pizzeria “La Rosa dei venti”, in via Clarizia

vito zizzi la rosa dei venti pizzeria

La situazione sicuramente non è di quelle belle!Stare qui in pizzeria e vedere il tuo locale, dove sei stato per 10 anni, con una sala da 100/120 coperti e poi, immaginarla tra non so quanto,con 20/30 posti è incredibile.

C’è anche chi dice che bisogna avere i plexiglas sul tavolo, e tantissime altre cose come la distanza di 2 metri o 1,5 metri.

Non si capisce niente, giustamente in Italia è sempre così.

Se ci obbligheranno faremo sicuramente quest’investimento per adeguarci, ma lo faremo solo per l’asporto.

I dipendenti vogliono giustamente essere tutelati e non credo di poter pagare 8 dipendenti per fare 20 coperti.

Per quanto riguarda le tasse, non so se il Comune di Cisternino ci sta pensando a fare qualcosa per la TARI e il suolo pubblico, speriamo di avere un giusto sostegno.

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Graziano Zizzi, è uno dei soci del pub “El Gringo”, in via Roma.

graziano zizzi il gringo pub
Graziano Zizzi
Giovanni semeraro il gringo pub
Giovanni Semeraro

La situazione di noi operatori-ristoratori è che siamo messi alle strette dalle diverse norme da rispettare.

Noi siamo felici di poter aiutare chi è in difficoltà e di contribuire a limitare i contagi, ovviamente partendo disinfettazione del locale.

L’unico problema che continuo a non accettare è la vaghezza delle norme a cui saremo sottoposti, come la distanza per chi si siederà al tavolo, per non parlare dell’ipotesi di installare dei pannelli.

Abbiamo bisogno di saperlo soprattutto per organizzarci in tempo utile per predisporre il locale, non è un lavoro che si fa da un giorno all’altro.

Queste sono le problematiche che mi stanno mandando in bestia.

Nel frattempo, le spese sono altissime, la corrente elettrica continua girare e l’affitto bisogna pagarlo, come il consulente e le tasse, al momento parlano solo di un rinvio, anche per la Tari, ma i quasi tre mesi non abbiamo prodotto immondizia.

Cosa facciamo solo con le 600 €, ok ringraziamo Conte che ci ha mandato questo contributo sufficiente solo alle spese di casa, ai costi personali, ma per la gestione delle nostre aziende la situazione è molto più seria e il governo dovrà tenerne conto.

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