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La Fiera della “Bomminèdd”, a Cisternino l’8 settembre, si svolgerà come tutti gli anni

Fervono i preparativi a Cisternino per la fiera della Bomminella 2020 in programma come da tradizione il prossimo 8 settembre.

A Cisternino la fiera della Bomminella foto di Antonio Marangi
A Cisternino la fiera della Bomminella foto di Antonio Marangi

Fin dalle prime ore dell’alba sarà possibile gustare la tradizionale “pecora”, piatto tipico della giornata, e nella parte nuova della città fare acquisti in fiera.

Saranno presenti oltre 100 bancarelle. A causa delle restrizioni in vigore per prevenire il contagio da Coronavirus sarà obbligatorio indossare la mascherina e seguire tutte le norme di igienizzazione previste.  

La fiera della Bomminèddé:  un tuffo nella tradizione

-di Luigi Demola-

cenni storici tratti dall’editoriale di settembre 2019 pubblicato su Porta Grande

La fiera della Bomminella, cioè della Madonna Bambina, è nata, secondo gli storici, presumibilmente nel XII secolo, durante la dominazione Normanna.

È una delle più antiche dell’Italia Meridionale e si svolgeva, dall’8 settembre, giorno della nascita della Madonna, fino al 15 settembre.

L’istituzione della fiera colludeva con la politica dei Normanni-Svevi, poiché essi avevano l’obiettivo di implementare l’economia del regno attraverso lo scambio commerciale, e le fiere erano una strategia utilissima per raggiungere questo scopo, poiché attiravano i forestieri e incrementavano gli scambi commerciali. Inoltre era utile per creare opportunità di scambio e di diffusione di nuove tecniche e strumenti proto-industriali e artigianali che favorivano una maggiore produzione e quindi maggiore vendita e sviluppo.

Un tempo si svolgeva appena fuori dalla cinta muraria di Cisternino. Appena fuori Porta Piccola cioè in via La fiera, mentre oggi si svolge nella parte moderna della città. Non molto lontano dal luogo in cui si estendeva in passato.

A testimoniare l’importanza della Fiera, sulla parete della cinta muraria, c’è una lapide che celebra il prestigio della fiera nel XVIII secolo.

Qui in sintesi si dice che il ministro di Napoli, Carlo De Marco, autorizzato dal re, concedeva che la Fiera di Cisternino durasse otto giorni nel mese di settembre affidando la giurisdizione a un mastro della fiera eletto dall’Università.

Questo avveniva il 18 agosto 1770. I mastri di fiera avevano il diritto di usare le armi e di garantire la tranquillità pubblica durante lo svolgimento dell’evento. Questa, per la gente, non era solo un’occasione commerciale, bensì un momento ludico, in quanto erano presenti anche dei giochi a cui tutti potevano partecipare.

Dopo tanti secoli, si respira ancora oggi l’atmosfera di gioia, di convivialità creata da questa fiera.  Passeggiando fra le bancarelle che offrono bontà locali, manifatture, prodotti artigianali di uso quotidiano.

Nonostante la fiera si tenga solo in un giorno, l’8 settembre, se chiudiamo gli occhi possiamo ancora sentire l’eco delle donne che vendevano i tessuti, il tintinnio degli arnesi in ferro tipici del tempo, le risate dei bambini che giocano rincorrendosi fra le bancarelle e urla di mercanti che cercano di attirare il maggior numero di clienti.

Nei tempi moderni invece la fiera aveva acquistato prestigio per la vendita di animali da allevamento e da lavoro. Col passare degli anni piano piano è diventata momento di festa e divertimento, durante il quale mangiare, bere, cantare e ballare. L’unica cosa rimasta immutata e costante forse per tutti i secoli sono i piatti tipici legati a questo evento: trippa in brodo e pecora in umido.

Ancora oggi tantissimi giovani corrono ad affollare le trattorie alla ricerca della  “cuppitedda”  per onorare la tradizione e per divertirsi in compagnia tra fiumi di vino rosso. Oggi il mercato non ha più quella valenza che aveva 400 anni fa, però ancora si trovano articoli utili per affrontare l’inverno, animali esotici e quanto serve alla cura della casa.

Questa fiera ci insegna che il rispetto delle tradizioni e la gioia di stare insieme superano ogni tempo e ogni luogo, soprattutto in un paese piccolo come il nostro dove le divisioni sono inutili e dannose e logoranti, ci fa capire che basta poco per essere felici, magari un piatto di carne, un bicchiere di vino e tanti amici sinceri.

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