Porta Grande
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La famiglia degli Ospedali di Comunità cresce

-dott. Giovanni Canzio-
Finalmente una bella notizia.

La famiglia degli Ospedali di Comunità nell’ASL BR cresce con l’autorizzazione da parte della giunta regionale all’apertura di un nuovo OdC a San Pancrazio Salentino.

Il comune, che conta quasi 10.000 abitanti, fa parte del distretto di Mesagne dove è già attivo uno dei quattro OdC insieme a Cisternino, Fasano e Ceglie Messapica. Quello previsto a San Pietro V. è ancora da definire in quanto presso il locale PTA è attivo un reparto di Lungodegenza mentre è in attesa di apertura a Brindisi un OdC con due moduli presso il Di Summa.

Per chi ha fondato l’Ospedale di Comunità a Cisternino nel 1999, primo nel Sud Italia, e ci ha creduto nei periodi più bui in cui l’idea veniva offesa e bistrattata, più che una rivincita è una vittoria secca. Vittoria di un progetto basato sulla rivalutazione della professionalità del medico di famiglia e del rapporto con la cronicità del territorio che permette una continuità di assistenza protetta all’interno della comunità locale.

Oggi il potenziamento del territorio è lo slogan di tutti, dopo il fallimento della politica ospedalocentrica i cui risultati sono ben visibili nelle regioni che hanno puntato solo su megaospedali e cliniche. Sarebbe bello trovare Ospedali di Comunità in ogni piccolo comune perché il nostro futuro sanitario è strettamente collegato alla gestione dei pazienti anziani e cronici.

Pochi ospedali grandi e attrezzati;  molte degenze territoriali inserite in un contesto di assistenza domiciliare con la governance affidata ai medici di famiglia, responsabilizzati e motivati a svolgere un’attività di grande valore sociale e medico. In Puglia vi sono nuovi modelli in divenire per la gestione della cronicità, come i progetti Care 3.0 e l’infermiere  di famiglia e di comunità, ma nonostante la loro necessità ci si deve scontrare con una lunga tempistica burocratica.

Mancano ancora le menti e mancano le volontà per trasformare i progetti in realtà.

Tornando all’OdC di San Pancrazio Salentino vorrei far notare che è il primo che nasce al di fuori di un PTA  per cui sarà interessante valutarne l’organizzazione. La sede sarà un immobile nuovo  messo a disposizione dal comune con 11 posti letto a disposizione della popolazione e degli otto medici di famiglia a cui auguro buon lavoro.

Invece non ha senso aprire Ospedali di Comunità in comuni di grandi dimensioni come Fasano e Brindisi perché non riusciranno mai a rispondere ai bisogni della cronicità del territorio in  maniera organica.

Cisternino, per esempio, ha riabilitato il 95% delle fratture/protesi della sua  popolazione con 12 posti letto; Fasano forse il 10% o meno; Ceglie, malgrado i suoi 20.000 abitanti, zero.

Perché? Vanno tutti al San Raffaele. Le riabilitazioni sono la migliore unità misura dell’efficienza e del risparmio che una degenza territoriale offre. Altrimenti diventano solo uno strumento elettorale in mano al politico di turno a spese dei soldi dei cittadini.

Ricordo bene quando a Fasano hanno barattato la chiusura dell’ospedale con l’Ospedale di Comunità che nessun medico voleva.

La drammatica chiusura dell’ospedale di Fasano, uno dei più efficienti del territorio. In cambio di un futuro ospedale nuovo a Monopoli (addirittura nell’ASL di Bari) ha reso la provincia di Brindisi una delle più povere del Sud Italia in tema di offerta sanitaria.

Situazione aggravata dal ridimensionamento dell’ospedale di Ostuni senza più cardiologia, pediatria, ostetricia e con una chirurgia ai minimi termini. 

Oggi, in vista delle prossime elezioni regionali, tutti si affrettano a tagliare nastri e inaugurare servizi territoriali per rimuovere il peccato originale: la chiusura dell’ospedale di Fasano. Chiusura che in un’ottica di razionalizzazione delle risorse, andava fatta il giorno dopo l’apertura del nuovo ospedale di Monopoli oggi in costruzione. 

Intanto lunedì 3 agosto ha ripreso l’attività l’Ospedale di Comunità di Fasano. Tutto il PTA fasanese è in fermento con le tre sale operatorie pronte a riprendere l’attività dopo la sosta COVID-19 e l’adeguamento alle nuove  normative.

Da ieri 7 agosto è operativa a Fasano la nuova strumentazione di endoscopia con ben tre gastroscopi e un colonscopio di nuova generazione. Uno dei gastroscopi è di dimensioni minimali (5 mm di diametro) e si inserisce per via nasale per i pazienti che non tollerano la via orale per varie problematiche. Sarà ora possibile eseguire colonscopie con l’asportazione di polipi dal colon.

Già dallo scorso anno è attivo un ecografo particolare per l’inserimento dei cateteri venosi centrali (anche a domicilio).

Il tutto affidato all’eccellente dott. Renzo Ammirabile che ricordiamo operatore di tante gastroscopie anche a Cisternino in tempi passati.

Questo tipo di investimento ad alto costo presso il PTA di Fasano non può che arricchire il nostro territorio nell’offerta sanitaria. Dimostra la volontà dell’ASL BR di investire sui PTA.

Ospedali di Comunità
Colonna endoscopica Olympus di ultima generazione a Fasano

Tuttavia è molto importante che vi siano anche investimenti meno costosi ma più diffusi nelle realtà più piccole.

Nessuno pretende a Cisternino la colonna endoscopica. Ma se l’Ospedale di Comunità di Fasano ha strumenti in grado di eseguire esami di laboratorio urgenti ai ricoverati non comprendo perché la stessa strumentazione non venga acquistata per Cisternino.

Ho fatto una richiesta ufficiale all’ASL e al Direttore del Distretto affinché il nostro Ospedale di Comunità abbia le stesse apparecchiature di Fasano fin dalla prossima riapertura. Terrò informata la popolazione su questo punto fondamentale su cui non transigo.

So che molti lettori si aspettano che io scriva: “Ma non era stato affermato, promesso, detto, scritto e giurato da rappresentanti dei cittadini e dirigenti ASL  che gli ospedali di Comunità dovevano riaprire tutto nello stesso momento?” Non lo scriverò mai. 

Il nostro unico scopo è di riaprire al più presto tutti i servizi previsti per il PTA di Cisternino. Di dare inizio alla progettazione del nuovo corpo di fabbrica da costruire in via Magellano a fianco dell’esistente. Tutti i nostri intenti devono essere finalizzati alla creazione di un piccolo polo sanitario. Un polo possa rappresentare il riferimento per la sanità cistranese per i prossimi 50 anni.

Le immagini sotto riportate del totale abbandono in cui versa la struttura di via Margherita. Sono il peggiore biglietto da visita di Cisternino per i turisti che accedono ai nostri servizi sanitari.

Una sofferenza per tutti i cittadini che in quell’ospedale sono nati, sono stati curati e assistiti per generazioni.         

Ospedali di Comunità
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