Porta Grande
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Il disastro della medicina del territorio

Affrontare un’emergenza sanitaria così grave non è certo semplice, ma le strategie adottate da molte regioni hanno avuto un denominatore comune:

aumentare i posti letto ospedalieri e in particolare quelli di terapia intensiva.

Uno sforzo eccezionale che ha portato in Puglia a una rete Covid di 2200 posti letto: è il piano ospedaliero della nostra regione, in collaborazione con centri privati convenzionati.

ospedale di comunita'
Via Regina Margherita: Monte dell’Ospedale 1800 – Ospedale di Comunità  2020

Da dove provengono i pazienti ricoverati in questa forte rete ospedaliera?

1) Dagli ospedali e dalle strutture sanitarie in qualità di operatori sanitari contagiati sul lavoro. Le strategie di prevenzione in molti casi  sono state fallimentari a guardare i risultati (la Lombardia insegna).

2)  Dalle RSA, RSSA e case di riposo. Ancora peggio, una tragedia.

3) Dal territorio (abitazioni, posti di lavori, attività commerciali). Sembra logico supporre che ci sia stato anche il piano territoriale per prevenire, intercettare e gestire i contagi partendo dalla loro fonte.

In realtà un piano territoriale ufficiale non c’è stato. Però esistono una serie di prescrizioni molto chiare, pubblicate in data 14 aprile dalla Regione Puglia:

“La sospensione delle attività sanitarie non urgenti e non differibili è prorogata fino a ulteriore e contraria disposizione regionale.

Restano dunque sospesi i ricoveri programmati, le visite ambulatoriali e gli esami non urgenti, i day service, le attività ginecologiche e i corsi di accompagnamento al parto, i nuovi inserimenti nelle strutture residenziali e semiresidenziali e i servizi di assistenza domiciliare salvo quelli oncologici.

La sospensione delle attività non urgenti riguarda tutte le strutture accreditate e/o autorizzate indipendentemente dal regime erogativo e quindi si applica anche alle strutture private.

Sono invece garantiti i servizi di P.S., la diagnostica di laboratorio urgente, i ricoveri oncologici e ospedalieri, la chemio-radioterapia, PET e la  gestione programmata della gravidanza.”

– Se a tutto questo aggiungiamo l’art. 38 del Decreto Legge 8 aprile 2020 che richiede ai medici di famiglia la reperibilità a distanza in modo da contenere il diretto contatto e limitare il rischio di contagio (ai medici stessi e ai pazienti), ecco che la partita è persa.

In compenso abbiamo ricevuto dalla Regione, tramite l’Ordine dei Medici, n. 5 mascherine.

Inoltre sono state attivate le USCA (medici con DPI) per le visite domiciliari in soggetti a rischio Covid ma con capacità operativa molto limitata. Attive dal 24 aprile, potranno eseguire otto visite al giorno per un territorio di circa 50.000 abitanti.

–  Non basta. Abbiamo voluto ancora di più affondare il coltello nella ferita del territorio in abbandono.

Con la chiusura dei 4 Ospedali di Comunità della nostra provincia (60 posti letto), nati per dare un supporto alla popolazione dopo la chiusura traumatica dei 4 ospedali, abbiamo creato un vuoto assistenziale che, per una cittadina piccola come Cisternino, rappresentava l’unica risorsa sanitaria a livello di degenza (in assenza di qualunque altra forma di struttura residenziale sanitaria).

Inutile ritornare sull’opportunità o meno di chiudere gli OdC per far posto, provvisoriamente, ai post-Covid. Sono due mondi separati che potevano benissimo coesistere, in questa fase, in strutture diverse (via Regina Margherita e via Magellano). 

– Non basta. Avevamo iniziato a usare la telemedicina per seguire a domicilio pazienti cronici complessi (ECG, saturimetria, glicemia, pressione, temperatura) con l’uso di una piattaforma digitale che ha sede operativa nell’ospedale di Ceglie Messapica e permette al medico di famiglia di monitorare i parametri dal suo smartphone.

Cosa di più utile del telemonitoraggio in questo momento? Abbiamo numerosi apparecchi nuovi di zecca a disposizione, immagazzinati nel vecchio ospedale. Paradossalmente il servizio è stato interrotto per la crisi Covid. 

Ora apprendiamo dai comunicati ufficiali che gli strumenti di telemedicina verranno usati negli ospedali post-Covid di Ceglie e Cisternino e in alcune RSSA in piena emergenza  gestionale.

Il che sa di beffa in quanto i servizi di degenza che hanno il medico e l’infermiere presenti H24, non possono aver bisogno di controlli a distanza.

 – Basta? No. Le prestazioni infermieristiche domiciliari vacillano paurosamente.

Flebo, prelievi, fisioterapia, medicazioni e cambi cateteri, affidati a un’azienda privata in partnership con l’ASL BR, sono in severo affanno per carenza di infermieri (stanno rispondendo alle chiamate delle ASL).

Abbiamo bisogno di una rivoluzione nella strategia dell’assistenza domiciliare.

Una soluzione semplice è quella di affidare a ogni gruppo di medici (Cisternino è un perfetto laboratorio con 10 medici e 12.000 assistiti) due infermieri domiciliari che, ogni giorno, con un programma stilato insieme ai sanitari, si recano al domicilio dei pazienti che rispondono a determinati requisiti, per  la misurazione dei parametri e le terapie.

Oggi il meccanismo è affidato ai privati, ma soprattutto è burocratizzato in maniera asfissiante con tempi di latenza molto lunghi e autorizzazioni superflue. Mi hanno detto che non si può fare!

Il risultato di questo disastro della medicina del territorio, solo in parte giustificato dalla crisi del coronavirus, è l’abbandono sanitario a domicilio dei nostri pazienti più fragili, che fortunatamente, nella nostra realtà, hanno ancora un valido supporto familiare.

Oggi l’emergenza Covid sembra in fase di miglioramento, con meno di cinquanta  pazienti ricoverati nei reparti Covid del Perrino in buone condizioni e solo quattro in rianimazione (sui 300 posti resi disponibili dall’azienda sanitaria).

In questa prospettiva  positiva speriamo di riprendere in mano il territorio al più presto. Con l’augurio che l’ospedale post-Covid di Cisternino, nella nuova struttura che l’ASL ha reso funzionale in due settimane, possa ridiventare in breve tempo un presidio del territorio adeguato alle prospettive sanitarie del prossimo futuro.

Un particolare ringraziamento al direttore sanitario dell’ASL BR dott. Andrea Gigliobianco per la sensibilità, l’ascolto e l’impegno profuso in tutte le fasi di questo trasloco “traumatico”. 

Infine un addio allo storico e vecchio ospedale di Cisternino in cui ho messo piede la prima volta nel 1976 da giovane studente, nel quale ho condiviso gioie e dolori con una comunità intera e che non ho mai più abbandonato!   

Cisternino, 18/04/2020               

 dott. Giovanni Canzio

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