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Ospedale di Comunità: pronti a ripartire

– Il 9 maggio scorso è stato pubblicato un articolo, a firma di un consigliere regionale, che riporta il report statistico delle prestazioni del PTA di Fasano nel 2019  (120.000 prestazioni totali), ribadendo l’importanza fondamentale dell’assistenza territoriale e dell’Ospedale di Comunità.

Ospedale di comunita giovanni canzio e niki vendola
foto di Maurizio Loparco

Da ben 20 anni, il sottoscritto invia alla Direzione Generale dell’ASL e alla Regione il report statistico del nostro Ospedale di Comunità, ma nessuno ha ritenuto utile pubblicarli.

Oggi mi sento in diritto-dovere di farlo, non certo per un confronto con Fasano, Ceglie o  Mesagne, che sono solo all’inizio della loro attività, sulla scia della nostra esperienza ventennale, ma per ribadire il  ruolo di riferimento dell’Ospedale di Comunità di Cisternino per l’intera regione.

OSPEDALE DI COMUNITÀ DI FASANO: dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019 sono stati effettuati 192 ricoveri di cui 105 per riabilitazione intensiva e dimissioni protette, a fronte dei 12 posti a disposizione.

I tempi di degenza hanno raggiunto anche 60 giorni, a causa di patologie complesse in pazienti che non avevano possibilità di ricevere assistenza domiciliare.

OSPEDALE DI COMUNITÀ DI CISTERNINOdal 1° gennaio al 31 dicembre 2019 sono stati effettuati 332  ricoveri di cui 125 per riabilitazione intensiva e dimissioni protette, a fronte dei 12 posti a disposizione.

I tempi di degenza sono stabiliti in 30 giorni al massimo ma hanno raggiunto anche i 90 giorni, a causa di patologie complesse in pazienti che non avevano possibilità di ricevere assistenza domiciliare.

Cisternino, a differenza degli altri Ospedali di Comunità, accoglie anche pazienti con patologie terminali in terapia palliativa non gestibili a domicilio,  per cui abbiamo avuto 6 decessi attesi.

Cisternino ha una popolazione che è un quarto di quella di Fasano, per cui è evidente dai dati statistici riportati che il nostro Ospedale di Comunità intercetta la quasi totalità dei bisogni della cronicità del proprio territorio, in totale assenza di qualunque altra forma di degenza sanitaria (RSA, RSSA) o riabilitativa convenzionata.

Inoltre, a parità di posti letto con Fasano,  l’attività del nostro Ospedale di Comunità è svolta da un numero di infermieri che è metà di quello dell’OdC di Fasano.

Ora che abbiamo ristabilito la par condicio informativa, indispensabile visto che i due ospedali fanno parte dello stesso distretto sanitario e con il medesimo Direttore responsabile, ricordiamo alla popolazione che nei prossimi giorni sarà convocato un Consiglio comunale che discuterà della situazione del nostro PTA e dell’OdC alla fine dell’emergenza Covid.

Invito tutti a seguirlo in streaming, perché finalmente potremo ascoltare direttamente dalla voce dei nostri rappresentanti la programmazione prevista per la riattivazione immediata di tutti i servizi territoriali al momento sospesi. 

SIAMO PRONTI A RIPARTIRE!

 – Voglio fare un’altra considerazione riguardo le affermazioni di un altro consigliere regionale, che scrive:

“Le difficoltà a reperire i medici per le U.S.C.A. dipende dalla tipologia di medici a cui ci si è rivolti: il medico di famiglia, il pediatra di libera scelta e la guardia medica.

Questi professionisti ormai sono diventati, non certo per colpa loro, dei burocrati di una medicina del territorio che non funziona.

Sono stati per anni limitati a fare le sole ricette e ora è chiaro che hanno paura di andare nelle case dei positivi, sentono di non avere l’esperienza adeguata per affrontare una situazione di tale portata.

È evidente che così le U.S.C.A. non partiranno mai come si deve; dal mio punto di vista le U.S.C.A dovrebbero partire direttamente dai nosocomi, pneumologie e malattie infettive in primis, dove operano medici abituati a gestire questi pazienti complessi. 

L’ospedale che va a casa, perché la pratica vale molto di più della teoria.”

(Le U.S.C.A. sono le Unità Speciali di Continuità Assistenziale che devono garantire l’assistenza dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero). 

Caro Consigliere, Lei sembra atterrato sul pianeta Terra provenendo da un remota galassia. L’affermazione: “L’ospedale che va a casa, perché la pratica vale molto di più della teoria”  è esattamente il contrario della strada che la sanità mondiale sta intraprendendo con affanno.

L’ospedale ha un ruolo fondamentale nella terapia delle acuzie mentre il territorio si deve occupare delle cronicità e del filtro verso gli ospedali (come per i casi di Covid paucisintomatici).

Che la pratica valga molto più della teoria è un affermazione che va bene per tutto, anche per i politici. Le U.S.C.A. (per me del tutto inutili) sono state istituite con decreto, dal suo governo e dal suo Presidente del Consiglio, che ha escluso categoricamente la partecipazione dei medici di famiglia, contemplando invece i medici della continuità assistenziale e i medici del corso di formazione in medicina generale. Dovrebbe rileggere il decreto, Consigliere!   

Infine: Sono stati per anni limitati a fare le sole ricette e ora è chiaro che hanno paura di andare nelle case dei positivi, sentono di non avere l’esperienza adeguata per affrontare una situazione di tale portata.” Quest’ultima affermazione si commenta da sola ed è da codice penale. Venga nel nostro Ospedale di Comunità, ora chiuso, e le facciamo vedere il monitoraggio multiparametrico, la gestione delle tracheo e PEG, la terapia palliativa, la telemedicina, la profilassi della Klebsiella, l’uso delle CPAP.

 – Mi sono giunte voci che la strenua difesa dell’Ospedale di Comunità da parte dei medici sia dovuta a motivi economici.

Chiariamo anche questo punto: tutte le prestazioni professionali vanno retribuite. Un medico di medicina generale percepisce, per la gestione di un paziente ricoverato, la cifra lorda di 250 euro che, a fine esazione tasse e contributi da versare (siamo partita IVA, non dipendenti) arriva a circa 120 euro.

Immaginate un paziente degente per 30 giorni con accessi giornalieri, telefonate, responsabilità totale della gestione medica, reperibilità: 120 euro.

Il Coordinatore medico, in più, è presente per circa 20 ore settimanali, domenica e feste comprese, da 20 anni: prestazione totalmente gratuita.  

Sfido chiunque a lavorare in queste condizioni se non fosse per la passione, il desiderio di elevarsi professionalmente, il legame con il territorio e la voglia di operare in gruppo.  

Dott. Giovanni Canzio

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