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Ostuni chiede con una petizione il libero accesso al Santuario di S. Biagio in Rialbo

Ostuni e il santuario di S. Biagio.

ANNO XVII – NUMERO 4 (202) aprile 2022 – di Maria Rosaria Acquaviva –

Ostuni si mobilita per S. Biagio, il suo Santo protettore più antico, e per la fruibilità del relativo Santuario sui Colli di Rialbo. Infatti promuove una petizione con una raccolta firme – ancora aperta, grazie al Forum della società civile della Città Bianca, presidente Teresa Lococciolo, avendone all’attivo già 350 autenticate negli Uffici preposti.

Ostuni e il santuario di S. Biagio
Ostuni e il santuario di S. Biagio

Ma appunto, la raccolta continua, dando voce alla volontà della popolazione e alla tradizione storica e religiosa, che vuole questo luogo di culto fra i più antichi e amati  del territorio, il cui accesso, il 3 febbraio, festa del Santo, era stato negato dai titolari dell’area, nonostante secoli di venerazione da parte di tutta la zona, compreso il nostro paese, ma non solo. La tradizione infatti, attestata fin dal Medioevo, sicuramente innestata su preesistenze precristiane come per molti luoghi di culto, vede partire nella notte i gruppi dei fedeli che poi all’alba giungono sul sito e celebrano i riti religiosi, ma anche la fine dell’ inverno e l’approssimarsi della luce di primavera.

Fasi del calendario, presenti anche nel rito della Candelora, del 2 febbraio, le cui candele si usano poi nella benedizione della gola, di cui san Biagio è protettore.

Noto il suo miracoloso intervento per salvare un bambino soffocato da una lisca di pesce per l’invocazione al Taumaturgo della madre.

Ma questo Santo, vescovo di Sebaste e martire, è fra i potenti Santi adiutori giunti dal mare in Occidente, preposto a tante altre attività – come la pastorizia-, tipiche di una società agricola e pastorale. Non a caso, il simbolo del Martirio è un cardatore della lana che appartiene alla sua iconografia ed è presente anche nella Statua venerata a Ostuni, città che ha il privilegio di custodire una sacra reliquia di San Biagio.

Una delle tante sparse soprattutto in area adriatica e in Puglia, che attestano la grande venerazione per questa figura taumaturgica, a cui i fedeli riconoscevano lasciti e onori, come attestato dagli antichi documenti capitolari di Ostuni, studiati da Ludovico Pepe e ricordati per esempio negli atti del Convegno Internazionale di Studio a cura della prof.ssa M. S. Calò Mariani, Bari 2009. Adda Ed.: “I Santi venuti dal mare”.

In essi, Rosanna Bianco, cita  lasciti e proprietà appartenenti al Cenobio  sin dal 1148, quando il vescovo ne nomina come Rettore il monaco Giovanni  in sua vece.

E via dicendo, nei secoli successivi. Dunque l’area era sottoposta alla giurisdizione del vescovo, che l’amministrava e gestiva, nell’ambito del culto e delle proprietà, come erano tutti monasteri, culla di salvaguardia e civilizzazione del territorio, sia nel rito orientale che benedettino.

Questione anche studiata dalla prof.ssa M. L. Herrmann per altri insediamenti dedicati a S. Biagio nel territorio. E anche in Umanesimo della pietra, Martina Franca, anno 1989 e 1990, da parte della qui scrivente. Insomma, questi centri di natura religiosa, hanno avuto da sempre  la funzione di richiamo dei flussi devozionali, sia per l’ambito religioso, ma anche antropologico, sin dalla notte dei tempi.

E il piccolo Santuario in rupe di Ostuni ne è la conferma più evidente e anche più bella, perché ancora oggi per tanti è una meta fissa e amata, anche fra le giovani generazioni.

Per questo, la raccolta firme in atto offre voce a una delle più amate tradizioni della nostra terra, che vuole continuare e sopravvivere all’ingiuria del tempo. Non solo per Ostuni, ma per tutto il territorio. 

Ostuni e il santuario di S. Biagio

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