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Cisternino: la scelta è fatta!

cisternino covid19 pandemia

Sono trascorsi due mesi dai primi due casi importati di Covid-19 a Roma, seguiti dopo una quindicina di giorni dall’esplosione del focolaio in Lombardia. Solo l’11 marzo scorso l’OMS ha dichiarato lo stato di pandemia con ben 114 Paesi interessati. Oggi la situazione è catastrofica perché l’onda pandemica si è estesa soprattutto da Est verso Ovest in maniera inarrestabile, contagiando decine di milioni di persone. Non avremo mai dati certi, soprattutto nulla sappiamo di Paesi in cui la diagnostica è pressoché assente. Per molti anni gli epidemiologi e virologi avranno da lavorare sodo per raccogliere dati e per costruire un piano pandemico mondiale per le future crisi che, inevitabilmente, colpiranno l’umanità, sempre più numerosa e sempre più complessa nella sua struttura sociale ed economica. Nello scorso articolo (Covi di Covid) avevo anticipato che la sanità è il bene e il male del coronavirus: il bene perché sta affrontando un nemico terribile salvando tante vite. Il male perché oggi è la maggior fonte di contagio. Il terribile focolaio lombardo è nato all’interno di un’area ad alta valenza ospedaliera e, probabilmente, l’elevato accesso alle terapie ospedaliere ha contribuito alla diffusione del virus in maniera incontrollabile. Anche le cronache pugliesi riportano un elevatissimo numeri di contagi tra gli operatori sanitari con cluster ospedalieri e in case di riposo. Un altro elemento importante da segnalare è la scarsa capacità del nostro sistema sanitario locale di eseguire diagnosi precoci e quindi di isolare precocemente il paziente, permettendo al virus di diffondersi.  Spesso i tamponi sono stati eseguiti su energica richiesta di pazienti con sintomi, ma con esiti comunicati dopo 10-15 giorni. Il tampone è la fotografia dello stato del paziente attuale e non uno studio retrospettivo della sua eventuale infezione. Finalmente al Policlinico di Bari hanno iniziato la ricerca del virus con tampone a tutti i sanitari con frequenza di 7 o 15 giorni, secondo il livello di rischio. Resta il fatto che ogni regione va per suo conto, il governo non ha la capacità e parzialmente il diritto, di uniformare i comportamenti sanitari per quale famosa riforma del Titolo V della Costituzione. Con questa riforma, l’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari  veniva delegata alle Regioni, ipotizzando un federalismo solidale, che poi si è trasformato in ben 21 sistemi sanitari differenti.  Oggi ognuno procede per la sua strada e secondo le capacità economiche, sperimentando soluzioni alternative spesso in contraddizione fra loro. La mancanza di una linea comune, non solo europea, ma anche regionale, crea incertezze e dubbi, alimentati anche dalle troppe voci di esperti che hanno trovato ampia collocazione mediatica. Oggi Galli e Rezza sono più seguiti di Messi e Ronaldo.

Abbiamo due mondi separati rispetto alle informazioni. Quelle ufficiali che in data 4 aprile parlano di 125.000 casi in Italia (con tampone positivo) e oltre 15.000 decessi (con tampone positivo) e quelle reali che non contano tra i decessi tutti coloro deceduti a casa e in case di riposo senza aver eseguito una ricerca del virus. Infine c’è il numero dei contagiati asintomatici che rappresenta il volto sconosciuto di questa pandemia. C’è chi parla di un milione e chi di 10 milioni di italiani che sono o sono stati positivi e ora sono immunizzati. Questa popolazione è la chiave per capire quando e come la pandemia fletterà la sua curva. I contagiati di oggi, che riescono a superare l’infezione, sono i fortunati di domani perché avranno anticorpi protettivi meglio di qualunque futuro vaccino.  Vi mostro un grafico:

cisternino covid 19 pandemia grafico

All’inizio di qualunque nuova epidemia la popolazione è tutta recettiva non avendo anticorpi (curva verde che parte da 1000). Andando avanti con le settimane i recettivi si contagiano e diminuiscono, a vantaggio dei soggetti immuni che crescono con il tempo (curva azzurra). Nell’incrocio tra le due curve si inserisce quella degli infetti (curva rossa), la cui durata, con picco o plateau, determina la durata della fase epidemica. Attenzione va posta alla concreta possibilità di un secondo picco nella fase di ripresa delle attività e dei contatti. A fine epidemia il numero dei soggetti immunizzati naturalmente rappresenta la maggior parte della popolazione e quindi  la circolazione del virus rallenta diventando endemica o scompare (accadde con la SARS). È un grafico molto semplificato che evidenzia però la necessità di tenere bassa la curva rossa, diluendola nel tempo con il distanziamento sociale e l’isolamento dei contagiati. Solo in questo modo si evita il collasso delle strutture sanitarie e si aumenta la possibilità di salvare vite con adeguati interventi sanitari. Come conseguenza si allunga il tempo di crescita della curva azzurra e quindi si prolungano le norme di restrizioni. Solo un vaccino efficace può modificare queste curve, ma al momento possiamo solo attendere, circoscrivere qualunque focolaio ed evitare il più possibile i contatti, come accadeva nei secoli scorsi.

Per quanto riguarda Cisternino la scelta è fatta. Chiuso da tempo l’Ospedale di Comunità su indicazioni delle Regione per evitare rischi di contagi, lo si è trasformato in ospedale post-Covid, ossia una struttura che accoglie pazienti Covid in fase di guarigione ma ancora positivi al virus, trasferiti da ospedali per acuti. Avranno una sorveglianza clinica H24 con medici specialisti,  dimissione dopo due controlli negativi del tampone e dichiarazione di guarigione clinica. La vecchia struttura si è mostrata del tutto inadeguata a questa tipologia di pazienti. Con un accordo tra Comune e ASL, sono iniziati i lavori rapidissimi presso la nuova  (via Magellano) per la messa in funzione  del piano terra (centro Alzheimer) e, in una fase successiva, del primo piano (sede del futuro distretto sanitario), per un totale previsto di 24 posti letto. Pro: l’ASL, dopo anni di abbandono, ha deciso che ora è possibile attivare la struttura in pochi giorni perché va eseguito il piano regionale di emergenza. Il team operativo del personale dell’OdC viene mantenuto sul territorio comunale, per cui sarà molto più semplice riattivare la degenza territoriale alla fine dell’emergenza. Contro: come già da me scritto, mi sembra un’eresia epidemiologica disperdere sul territorio provinciale (Cisternino, Fasano, Mesagne e Ceglie), decine di pazienti ancora positivi, con quattro equipe di infermieri, OSS e ausiliari, impegnati in strutture diverse. Accentrare in un’unica struttura tutto il post-Covid  sembra dare molte più garanzie di isolamento, come tante altre regioni stanno facendo (alberghi o strutture sanitarie). Utilissimo sarebbe stato lasciare  i quattro Ospedali di Comunità a disposizione della cronicità del territorio, ormai in pieno abbandono. Nel PTA di San Pietro Vernotico i posti letto di Lungodegenza (mai chiusa a differenza delle nostre) sono stati portati a 40. Siamo praticamente a Lecce, mentre il nord-brindisino non ha un solo posto letto per la cronicità. 

Il titolo che ho dato all’articolo, PANDEMIA con caratteri di dimensioni decrescenti e posto sull’asse del tempo, sta a indicare che l’unica terapia definitiva di questa pandemia è IL TRASCORRERE DEL TEMPO che, pian piano, spegnerà la contagiosità del virus in una popolazione sempre più immunizzata. Nell’attesa cerchiamo di fare meno danno possibile, sia a livello politico-sanitario che individuale. È una patologia molto insidiosa e imprevedibile che varia tra nessun sintomo e la morte in poche ore. Quindi pazienza e sacrifici.  Ricordate sempre che l’unità di misura del tempo nelle curve pandemiche non è la settimana, ma il mese.

Cisternino, 04/04/2020

Dott. Giovanni Canzio

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